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UP Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 ottobre 2009
 
di Pete Docter, lungometraggio di animazione (Stati Uniti, 2009)
 
A ogni comparsa di un film di animazione, la domanda è sempre quella: ma è anche per gli adulti, ma perlomeno ci si diverte? La risposta, a proposito del decimo film della Pixar, il fiore all'occhiello della Walt Disney creato da John Lassiter dieci anni fa è si, al primo quesito. Abbastanza, al secondo. Ma liquidare a tal modo il diretto discendente di un glorioso predecessore come WALL-E è impossibile. Significherebbe sorvolare su una continuità d'invenzioni e soluzioni espressive impensabili fino a poco tempo fa; e all'introduzione ormai clamorosa, all'interno del divertimento di quello che chiamavamo cartone animato, di ulteriori elementi che ne amplificano l'interesse, oltre che la platea. UP è ormai melodramma, manifesto ecologico, protesta sociale, addirittura filosofia esistenziale. E, ancora, appropriazione di mezzi espressivi della scrittura cinematografica che finora non appartenevano al proprio genere. Sempre nell'innocenza sentimentale e poetica che si alimenta all'interno di un'inventiva futurista.

Uno degli stravolgimenti apportati da UP consiste, com'è noto, nella scelta del suo protagonista. Un pensionato ultrasettantenne, che in seguito si dimostrerà anche birichino; ma che, al momento, è un vedovo malandato, costretto ad affrontare dei temi non proprio da cartoon come la solitudine, l'emarginazione sociale, la malattia, l'elaborazione del lutto. Certo, i ragazzini cominceranno probabilmente a godersela solo alla comparsa del secondo eroe, lo scout imbranato con la vocazione delle esplorazioni agli antipodi che condividerà con il vecchietto dalla faccia alla Spencer Tracy. Ma, nel frattempo, quelli della Pixar riescono a passare egualmente il loro messaggio: alleggerendolo con i mezzi della tradizione registica, le ellissi che riassumono e velocizzano, l'assenza di dialoghi che sdrammatizza e sfuma il realismo, l'esuberanza cromatica e scenografica che relativizza i momenti più tristi di quello che è ormai un vero e proprio melodramma.

Da castello errante alla Miyazaki, a rincorsa dai ritmi Indiana Jones, la casupola del vecchio sollevata dai palloncini sopra i mari si fa viaggio nel fantastico, delicato ma graficamente vertiginoso. Itinerario iniziatico, ma anche, nella sua vocazione postmoderna, burlesco con i riferimenti al western, all'horrror, al film storico, all'avventura a sfondo paleontologico. Esilarante, non proprio: ma cosi innovativo da annullare sempre più i confini fra l'artificiosità del cartone e la verità della condizione umana.


   Il film in Internet (Google)

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